In Italia il divario digitale, nonostante l’avanzamento tecnologico degli ultimi anni, non è stato ancora del tutto colmato. Ad oggi si sente ancora parlare di digital divide a causa della mancanza di tecnologie e connessione a internet adeguate in tutte le aree geografiche della penisola.
A ciò è direttamente collegata la questione dell’analfabetismo digitale che dipende da diversi fattori sociali e demografici come ad esempio l’età, il genere, il livello di educazione e le condizioni economiche. Il divario digitale può assumere diverse forme ma si può ritenere sempre negativo per chi lo subisce.
Ma cerchiamo di capire meglio quali sono le categorie più colpite e come poterlo ridurre.
L’espressione divario digitale o digital divide, concetto diffuso ormai a livello globale, si usa per indicare una disuguaglianza nell’accesso alle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione che può riguardare tanto gli individui quanto le realtà aziendali.
Il digital divide può essere di due tipi.
Questa disparità ha conseguenze dirette sia a livello economico che educativo, con ricadute anche in ambito professionale e lavorativo. Chi soffre maggiormente di questa situazione finisce per entrare a far parte di una categoria svantaggiata che non riesce a usufruire di tecnologie avanzate e che, inevitabilmente, è vittima di discriminazione con pesanti ripercussioni sul piano socio-economico.
L’analfabetismo digitale, meglio conosciuto come analfabetismo informatico, indica l’incapacità di una persona di operare tramite un computer e quindi di reperire qualsiasi tipo di informazione via internet. Se può sembrare un concetto oggi quasi inimmaginabile, l’ultimo rapporto Auditel-Censis, nonostante l’avvio di un percorso positivo, mette in luce come ci siano ancora milioni di italiani tagliati fuori dal digitale.
Alla base del mancato accesso a internet ci sono principalmente tre fattori:
In Italia quasi una famiglia su dieci non è connessa e quasi una su tre ha solo la linea mobile. Inoltre, 5 milioni di nuclei famigliari si collegano solo da smartphone, un dispositivo che al momento non è ancora in grado di supportare tutte le attività didattiche, lavorative e di intrattenimento svolte quotidianamente.
A essere maggiormente svantaggiati sono soprattutto gli anziani e le famiglie con pochi o scarsi mezzi di sostentamento. Si parla di digital divide infrastrutturale per tutti quei cittadini italiani che non sono coperti da una connessione internet efficiente, e di digital divide culturale per chi invece sceglie di non avere un abbonamento a internet, creando in entrambi i casi una situazione di svantaggio.
Ad oggi, le categorie escluse dal digitale sono ancora tante e, oltre agli anziani, troviamo anche persone che presentano un basso livello di istruzione e che, anche per questo motivo, non sono in grado di restare al passo con la tecnologia. Ma c’è anche chi si trova davanti a una difficoltà linguistica-culturale o chi ha un reddito basso e non ha pertanto la possibilità di investire in oggetti o servizi digitali e tecnologici.
Come fare a ridurre il divario digitale e raggiungere l’uguaglianza? La soluzione si può racchiudere in due parole: “digital inclusion”, ovvero l’insieme di attività volte a rendere il digitale accessibile a tutti.
Nello specifico, le principali azioni da intraprendere per colmare il divario digitale sono le seguenti.
Rendere la connessione veloce a internet accessibile a tutta la popolazione.
Educare all’uso di internet chi non è ancora pratico.
Creare ambienti digitali semplici che permettano agli utenti di navigare in autonomia.
Da parte sua, il Governo italiano si sta dando da fare per ridurre il digital divide, intervenendo laddove l’accesso a internet è limitato e agevolando chi, per i motivi elencati precedentemente, non è in condizioni di navigare in rete.
A questo scopo, all’interno del PNRR è stata ridefinita la Strategia Italiana per la Banda Ultra Larga “Verso la Gigabit Society” con il nuovo Piano strategico Banda Ultra Larga al fine di estendere la connessione a internet con banda ultralarga sull’intero territorio nazionale.
E non è tutto, perché grazie al Voucher Governativo per le imprese, finanziato per oltre 1 miliardo di euro, si vuole promuovere la domanda di servizi di connettività a banda ultra larga nelle PMI. L’utilizzo della connessione a internet veloce viene, infatti, visto come fattore determinante per la crescita delle competenze digitali nel paese, creando un effetto a catena positivo per attrarre nuovi investimenti.
Possiamo dire quindi che il divario digitale è un problema reale in Italia, che ha ripercussioni importanti dal punto di vista socio-economico. L’unico modo per colmare questo divario è rendere internet accessibile a tutti e invogliare quelle categorie “escluse” dal digitale ad utilizzarlo nel miglior modo possibile, rendendolo parte integrante della loro vita.