Non solo tecnologia! Potremmo riassumere così l’essenza dello Smart Working, un nuovo approccio al lavoro in cui la tecnologia è naturalmente il fattore abilitante, ma il vero protagonista è la persona, il suo welfare aziendale. O meglio, le persone, intese come interconnessione di relazioni, idee e progetti all'interno di un'impresa.
Se la persona è al centro, non è certo un caso che, tra le parole chiave dello Smart Working, oltre agli evergreen del linguaggio business (efficienza e produttività), compaiano keyword dal sapore più umanistico, come responsabilità, talento, welfare aziendale, valore e prospettiva.
Una conferma di come Smart Working non voglia dire soltanto accedere ai sistemi aziendali da tutti i device e in ogni momento, ma anche e soprattutto progettare spazi di lavoro più razionali e ambienti di interazione che favoriscano la social collaboration.
Quella iniziata nel 2013, per lo Smart Working, è una vera e propria età dell’oro. Una recente ricerca di “NetConsulting Cube” stima che entro il 2017 le aziende italiane aumenteranno i loro investimenti nel lavoro agile e nel welfare aziendale di diversi punti percentuali, con punte molto vicine al +20%.
Le imprese lo faranno principalmente per quattro motivi:
liberare risorse economiche da reinvestire in azienda
agevolare i rientri dalla maternità
favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro
ridurre il tasso di assenteismo
Secondo uno studio del Politecnico di Milano, il 53% delle grandi aziende italiane ha già introdotto, o si sta preparando a introdurre, programmi di lavoro agile e di welfare aziendale.
Sul fronte PMI, invece, lo Smart Working ha appena iniziato a decollare.
Tra i servizi di Smart Working più diffusi, la Unified Communication and Collaboration è la tecnologia abilitante per eccellenza. offre una suite completa per agevolare questa nuova modalità di lavoro con interazioni basate su servizi come condivisione documenti, presence, instant messaging e videoconference.