Facciamo un salto in un futuro non tanto lontano.
Siamo nel 2020: secondo le previsioni di IDC, avremo ben 32 miliardi di dispositivi connessi alla Rete e produrremo 44 zettabyte (ZB: settima potenza di 1000) – o trilioni di gigabyte di dati, cioè più di 5.200 gigabyte per ogni essere umano sulla Terra. Vivremo in un universo digitale gigantesco, che la digitalizzazione contribuirà a espandere a ritmi sempre più vertiginosi.
Possiamo scommettere che nel 2020, ma in realtà già adesso, la sfida della maggior parte dei CIO e CEO delle aziende sarà sempre di più riuscire a navigare in questa mole di dati, analizzarli e trarne qualcosa di utile per il business.
Conoscere e saper interpretare i Big Data rappresenta quindi una leva competitiva essenziale per il presente e il futuro delle aziende.
Oggi i Big Data in Italia rappresentano già un valore di 183 milioni di euro, con tassi di incremento importanti di anno in anno (+44% dal 2015 al 2016 - fonte: Osservatorio del PoliMI su Big Data Analytics & Business Intelligence, novembre 2016).
prossimo futuro il successo della rivoluzione digitale che stiamo vivendo (Digital Transformation) si baserà sempre di più proprio sull'analisi dei flussi di dati sia dentro sia fuori l’azienda e sulla capacità di monetizzarli.
Abbiamo capito che i Big Data sono le chiavi della competitività, della crescita del business e dell'innovazione.
Sono grandi moli di dati caratterizzati da:
Per le aziende il presidio dei Big Data dà importanti vantaggi:
Per poter trarre benefici da questa mole di dati, bisogna però saperli presidiare, cioè, in primis raccoglierli, poi soprattutto analizzarli, grazie alle competenze tecniche e umane in grado di farlo, quindi rendere queste informazioni “azionabili”, veri strumenti a supporto delle decisioni manageriali.
Con gli strumenti giusti, gli zettabyte che produrremo nel 2020 non saranno più un problema, ma solo un vantaggio e un’opportunità di business.